La caccja alla multa

La busta della Suspence

Il postino suona sempre quando non ci sei.

Speri sempre d’essere a casa quando ti consegnano una raccomandata. Di solito accade al mattino presto ma può essere anche a mezzogiorno o al pomeriggio. Normalmente quando te la recapitano  tu sei giù con il cane o se sei in casa, stai facendo la popò e corri al citofono cristonando con le braghe calate arrivando comunque troppo tardi.

Il più delle volte comunque non ci sei. Quando torni da una giornata lunga e faticosa e ti ritrovi un biglietto stampato e arrotolato in buca, vuol dire che è iniziata la caccia al tesoro. Ora ti toccherà pianificare come e quando andare alla posta a recuperare la tua raccomandata. Ma attenzione, prima sfida: controlla bene l’indirizzo dell’ufficio, ogni volta cambia. Se ci caschi e vai in quello della volta prima, rischi di perdere la mattinata.

Hai raggiunto l’ufficio giusto? Ora puoi passare al punto due. Entri e devi individuare il biglietto corretto per fare la coda. Lasciati guidare dall’intuito, non puoi far altro, tanto la fila che farai sarà sempre ferma e comunque arriverai allo sportello e ti diranno che dovevi prendere il la lettera A anziché la P. Puoi metterci da mezz’ ora a due ore.

Finalmente è il tuo turno, ti avvicini allo sportello per il ritiro della raccomandata, sperando nel buonumore di chi ti sta davanti. Di solito becchi chi ha un umore di merda. L’impiegata scazzatissima scartabella a lungo in scatole debordanti passando in rassegna tutte le lettere dell’ alfabeto, prima dalla A alla Z poi dalla Z alla A: poi sconsolata viene verso di te e ti dice che forse la tua raccomandata giace nell’altro ufficio.

Poi invece no. Tadaaan….La trova in un’altra scatola. E in effetti ti dici che sarebbe stato meglio se la maledetta fosse andata persa; la busta infatti è verde. Come al Monopoli, si tratta di un imprevisto (altresì detta rottura di maroni). In effetti la tua allegra corsa alla meta sarà rallentata e allungata di molto.

Ti tocca ora lanciare il dado e capire quale sarà l’ufficio presso il quale recarti per ritirare la nuova busta. Sussulti. È un ufficio in un posto mai sentito dove arrivi dopo aver studiato a lungo il tragitto e gli incastri degli autobus. Raggiungi questa tappa dopo aver preso un orzo in un bar tristissimo nei pressi dell’ufficio e svuotato ben bene la vescica (sai già che quella coda durerà un tempo eterno, chiamiamolo evo). Ti affacci al grande salone dei dannati e hai un mancamento. La folla è densa e l’odore anche.

Ora devi prendere un altro bigliettino per aspettare gioiosamente il tuo turno. Di nuovo, fidati unicamente del tuo intuito perché qualunque cosa fai, la sbagli. C’è una risorsa a disposizione: un omino che da informazioni. Se lanciando il dado esce un 6, ritieniti fortunato perché le info sono meno vaghe di come otterresti facendo 2 o 3. In ogni caso quando finalmente ritiri la busta si tratta di un importo abominevole oppure di un’intimazione o minaccia a pagare qualche cartella astrusa.

Ora è il momento di chiedere una rateizzazione perché non disponi dei soldi. Altra attesa immensa e ‘suspence’: dovrai tornare con un quintale di documenti che comprovano che non hai soldi. Ci metterai altre quattro mattine senza immaginare lontanamente l’esito definitivo. Per ottenere un dilazionamento con un po’ di rate getta di nuovo il dado. È uscito il 6? Vuol dire che sei troppo ricco e quindi non te le accordano. Ti tocca pagare in un botto solo e son casi tutti tuoi. Altrimenti ritorna alla casella della posta e salta un giro. E se ti va male vai in prigione direttamente e senza passare dal via.

Oppure fai come quel signore che ho incontrato tempo fa all’anagrafe che chiedeva un certificato di sopravvivenza. Probabilmente voleva dire un certificato di esistenza in vita. Ma l’idea comunque mi pare buona, soprattutto in questi casi!

Perché di fare tuta questa fatika di katcja al tesuoro per grande skuociatura? No am kapito tanto bene: ma ki vince sfjgat ke paga tanti suoldi? Di suolito è kuontrario!