Amuor di kuompleanno

Girotondo

Cara festa, ti faccio la festa!

Tanti anni fa alla festa di compleanno della figlia di una mia amica, dopo che avevo fatto le mie solite riflessioni sull’argomento, lei mi aveva detto ironicamente: “pur di evitare le feste, tu ti dimenticheresti perfino del compleanno dei tuoi figli”. Un po’ è vero, le feste di compleanno dei bambini io le ho sempre detestate. Ad ogni modo, da brava mamma, qui dichiaro pubblicamente che ai miei figli non ne è mancata nemmeno una.

Di feste e bambini, meglio di me parlano sicuramente madri blogger e specialiste in cose pediatriche, dall’intrattenimento, ai contenuti educativi, perfino al bon ton. Ma ora che i figli sono adulti e siamo passati oltre, nel tempo tranquillo che trascorro prima di diventare nonna (chissà, forse, un giorno…), vi racconto quello che negli anni abbiamo sperimentato noi: diverse idee e soluzioni anche piuttosto creative.

In effetti, il problema fondamentale per me non sono mai stati i bambini, quanto piuttosto i genitori. Per intrattenere loro trascuravi le creature assatanate che nel frattempo ti smontavano la casa, spiaccicavano torte dappertutto, litigavano, vomitavano eccetera, eccetera. Quindi per me, il primo grande problema da superare è sempre stato: come tenere i genitori alla larga?

Frasi del tipo: “Cara, lasciami la bambina, vai tranquilla… magari ne approfitti per farti due commissioni o qualche coccola dal parrucchiere.” E niente: “No, mi fermo volentieri a fare due chiacchiere tra noi, che non abbiamo mai modo”. Ussignur! Irrimediabilmente tutte lì, accrocchiate in cucina a parlare, preferibilmente a spettegolare. Gli argomenti? I consigli di classe, le varicelle, i mariti in perenne trasferta.

Poi, a fine festa la deriva: vai con i grandi problemi esistenziali. Insomma, nel delirio di piatti bicchieri e posate di plastica ammonticchiati o rovesciati sul divano nuovo, nei vasi del benjamin e in qualunque angolo inimmaginabile, con i maschi a riempirsi di botte e le bambine asserragliate in bagno a polverizzare i miei ombretti… La mia casa diventava una vera e propria camera caritatis (sarà per quello che ho poi deciso di diventare un coach?)

Supponendo risolto il problema genitori, poi si presentava la questione inviti. Pochi ma veri, o tutta la classe? Solo in famiglia o tutti, compresi gli amici dello Judo, della pallavolo, della danza e del laboratorio di teatro? E allora per par condicio bisogna pensare anche a quelli del mare. Forse avevi dimenticato il tuo vicino di culla in reparto maternità? Che poi qualcuno magari si offende.

Altro problema: i miei figli sono nati entrambi d’inverno, cosa che mi ha chiuso sin da sempre la possibilità di fare una bella festa all’aperto, che lì di idee ne avrei avute veramente tante, dalla fattoria con gli asini, alla caccia al tesoro nel bosco eccetera, eccetera. Invece. Novembre e gennaio, i mesi più lugubri dell’anno.

Va bene, mi sono sempre rassicurata, sarà dura ma ce la faremo! Ho sempre cercato di ispirarmi a mia madre che per noi sorelle ha organizzato delle feste meravigliose; da grande organizzatrice che era, inventava dei giochi a squadre ben più divertenti delle solite menate classiche. Tutti ricevevano premi, anche di consolazione, mai nessuno piangeva e tutto si concludeva a meraviglia. Arrivavano i genitori a riprendersi i loro pargoli contenti, e mai prima delle 19 ( come riuscisse nell’intento mia madre, rimane per me ancora un grande interrogativo) e tutto si chiudeva in bellezza.

L’unica cosa che mi ha sempre frustrato molto è che personalmente alle mie feste non ho mai vinto una gara, ma poi ho capito che era un’attenzione di mia mamma verso gli ospiti. Sembrava una cosa brutta essere il festeggiato e vincere anche ai giochi. Mi ci è voluto un po’ a digerire questa cosa, ma dopo trent’anni di percorsi di consapevolezza, ora sono riuscita a sostituire il paradigma. Ebbene sì, si può essere festeggiati e vincenti, ecchecavolo!

In vent’anni complessivi (tra i miei due figli ci sono nove anni di differenza) abbiamo sperimentato ogni genere di divertimenti, dai travestimenti, alla festa in un laboratorio di pasticceria a far biscotti, al mago illusionista, alla festa musicale. E che dire del gioco delle sedie e del grande pacco che ci si passa scartandone ognuno un pezzo? Vince chi rimane con la piccolissima sorpresa in mano. Il bello del gioco è proprio la palla enorme che prepari per giorni e giorni con tutte le carte che ti capitano a tiro. Quella, ricordo, era una palla davvero gigante e alla fine del cerchio c’era carta dappertutto. Quella volta avevo avuto una buona intuizione. Nuovo gioco: due squadre con i sacchi neri. Vinche chi raccoglie più carta. Nel regolamento è consentito raccogliere anche e piatti di carta, bicchieri e posate. Ricordo che in tre minuti la mia casa era perfetta. Ricchi premi e cotillon per tutti!

Poi, un altro botto lo abbiamo fatto con la festa a sorpresa per mio figlio. Mi pare per i suoi 12 anni. I suoi amici erano talmente frementi nell’attesa del suo arrivo pilotato (interi minuti di silenzio, ovvero l’eternità) che quando Matteo ha varcato la soglia del salotto il boato di auguri è stato talmente potente da terrorizzarlo. Anche in quel caso, intenti amorevoli a parte, temo si sia creato il presupposto per un paio di sessioni dallo psicologo.

Pochi anni dopo, sono iniziate le feste adolescenti, ma lì era diverso perché venivamo invitati dai figli a liberare la casa. Andavi a farti un giro in centro (rammento che la stagione è quella del freddo con frequenti nevicate) annoiati in un bar a pregare tutti i santi, nella speranza di non trovarti qualcuno in coma etilico o cose del genere.

Ancora una piccola parentesi sul cibo: tendenzialmente mi sono sempre orientata su un menu trasversale e classico con panini, pizzette e una torta leggera. Un anno, non so perché, mi era venuta la poesia di cimentarmi con biscotti fatti in casa, centrifughe di frutta, tisane, spremute, macedonie esotiche, panini assortiti, strudel, crostatine e ogni bendiddio, purché rigorosamente fatto a mano e molto casereccio anche all’apparenza. A un certo punto arriva una piccola invitata e mi dice con voce da angioletto: “La mamma mi ha detto di mangiare tanto, anche se sono schifezze, così poi non mi deve più dare la cena”.

Jo dopo tanti annj am kapito una kosa: festa più beljsima cum patatine, pop kuorn, gazose e tanti di video. Impuortant: Rjustika cum batjpanni ke kontrola di situazjuone. Kuosì sempljce.