Le strategja infallibile del fjuto

Pipi e schizzetto

D’intuito, sulla buona pista.

Cosa mai ci leggerà? Mi chiedo ogni volta che porto il cane a fare la pipì, sorpresa a ogni sosta nell’osservare con quanta minuziosa attenzione il suo tartufone gigante percorra in lungo e in largo la ‘passata’ precedente alla sua.

Per l’opposto sesso, che lui ovviamente riconosce immediatamente, mi immagino svariati codici di seduzione canini: le unghie, le labbra, il timbro del bau e sensuali battiti di ciglia. Toh, mi viene in mente anche il fazzoletto ricamato che un tempo le signorine in età da marito facevano cadere vicino alla preda più papabile. Tra cani, come funziona? Sono sicura che ci sia qualcosa di più galante oltre al semplice richiamo della natura.

Felix, lui annusa imperterrito e siamo arrivati a metà isolato.

E io immagino, al confronto di una semplice pipì, a quante attività e armi di seduzione siamo solite usare noi femmine bipiedi. Eau de toilette, tendenze fashion, tacco 12, gloss & glamour. Intanto il peloso, nello sniffo successivo – che nell’inalazione ha la potenza di un aerosol – magari ci legge se la coda dell’esemplare depositario è a cavatappi o invece è lunga e svapora in ampie ellissi gioiose. Sulla piccola aiuoletta me lo immagino anche indagare se il manto del tipo in questione sia raso o arruffato, le orecchie dritte e attente o lunghe e ciondolanti.

Si tratta della pipì di un cane di pura razza oppure di un collega da pagliaio e magari randagio? Ma forse queste sono valutazioni troppo snob; il mio segugio adottato sembra un cane dalle ampie vedute, aperto alle diversità e sempre fiducioso verso chi non conosce.

Ecco, quando Felix annusa per ore una ‘pozzina’ di pipì me lo immagino intento in una vera e propria attività professionale e mi sento un mostro tutte le volte che la sminuisco pensando a una banale presa d’atto del grado di acidità dell’ urina esaminata. Ogni giro dell’isolato noi lo facciano in venti minuti abbondanti e sono costretta alla fine trascinarlo via mentre lui punta le zampe. Al parco è diverso, si capisce; gli odori lo affascinano, anche se lo intrigano in maniera diversa, e infatti muove veloce verso nuove piste. Vai a capire.

Altre volte penso al corrispettivo con il bipede mondo maschile e mi viene in mente il linguaggio e la retorica guerresca con cui si parla del business e ci si ‘annusa’. Competitor o partner? Di solito ci si considera nemici agguerriti. La concorrenza si sbaraglia, i mercati si penetrano, le azioni commerciali sono sempre ‘offensive’. Sorrido mentre la sera ‘scendo a pisciare il cane’ pensando alla mia giornata di lavoro in azienda e ricordo quando in passato andavo a intervistare qualche pezzo grosso. Per metterlo a suo agio iniziavo la chiacchierata con un: “Nello scacchiere internazionale quale sarà la vostra prossima mossa?”. Spesso mi veniva raccontato in un fiume di similitudini napoleoniche che il competitor si sarebbe dovuto arrendere dinanzi alla potenza schiacciante di crescenti ‘market share’.

Appena il mio adorato ‘gugio’ inizia ad accanirsi olfattivamente sulla prossima corteccia del viale alberato mi sovvengono in divertente sequenza un insieme di codici tipo: analisi del mercato, benchmarking e profilazione del target. Adesso, sul paracarro del portoncino liberty dal quale lo trascino via prima che esca la portinaia inviperita, mi immagino che Felix abbia trovato un bel logo curato nei dettami del pedigree e della corporate identity del suo amico setter. Brand e posizionamento nei quali, pur essendo un segugio ex randagio, nel segmento ‘caccia’ si identifica facilmente. Ci sarebbe piuttosto da fare una piccola disquisizione su certi maledetti pennuti e i loro tranelli per depistare il loro fiuto infallibile. Ecco, l’amico fulvo sarebbe sicuramente della stessa idea: bisognerebbe fare un teambuilding e imparare a ragionare in termini win win.

Nuova sosta: cerchio in lega di macchina di grande cilindrata. Annusata epica: piani alti, dopobarba al muschio e corteccia di sandalo, accelerata del motore davanti alla procace preda femmina. Petto in fuori e pancia in dentro. Scelta meticolosa dei calzini. Mai bianchi e corti. Quelli, tutt’al più li si sistema nel pacco quando si fa sport che il volume rende sempre bene, soprattutto quando ci sono deliziose cheerleader che sculettano e incitano alla vittoria.

Altro schizzetto.

Sì, lo so sto divagando. Ma sono sempre più convinta che in una pipì di cane si dischiuda un mondo davvero complesso e affascinante; forse più del nostro. E sono certa che in quella zampetta alzata ci sia anche una direzione precisa; anzi, chiamiamole pure ‘vision’ e ‘mission’.

Ci fermiamo a scambiare qualche chiacchiera con altri padroni assortiti. Molti, come me, il loro pelosone lo hanno adottato e ci raccontiamo di eventuali difficoltà a inserirsi e a ritrovare fiducia. I nostri cani si annusano, si attorcigliano, fanno pipì nello stesso posto. Empatia, comuni travagli psicologici, traumi non risolti. E vogliamo parlare di paura dell’abbandono e poi di gratitudine e felicità ritrovata?

Sì, per fortuna anche senso dell’umorismo. Altra sniffata. “Hm…Questo dev’essere uno serio. Ora gli lascio il mio contatto.” Poi no, Felix ci ripensa. Pare si tratti di quel brutto attaccabrighe di Chiwawa. Piccolo, bavoso, vecchio e pure narcisista. Vorrebbe montarsi tutto quello che si muove. Femmine, maschi e polpacci vari. “Chissà chi è quello scemo che voterebbe un impiastro così…” pensa Felix mentre mi guarda come a dire: “Cara bipede, ora possiamo pure tornare a casa, che è ora della pappa.”

Tuo kane kapito tuto. Lui sa: tanto amuore e fjducja per ki merjta. Lui anke ama me e tutj ke puljsce cjeso cum humiltate.