Nuovo stile kontraktual: muordi e fuggi

petali

Contratti a tempo…indeciso.

Mi fanno il contratto, non me lo fanno; contratto si, contratto no…. Ormai funziona come l’infatuazione primaverile, quella roulette di petali alla quale, sprofondata in un bel prato fiorito, affidi le tue trepidazioni amorose. Poi, lo sai bene, il gioco della margherita funziona più o meno. Se l’ultimo petalo decreta “non mi ama”, tu comunque continui a sperare e forse, qualcosa di bello poi succede lo stesso.

Con il contratto di lavoro – o anche con una semplice mail in cui ti proponi abbozzando un progetto – 99 su cento vince il buco nero e tutto tace. Un per cento: “Ci manda il  progetto?” “Intendete una bozza…” “No, ci mandi il progetto per farci un’idea” ( leggi: se no come facciamo a copiartelo?).

In generale, mandi una qualsivoglia mail e prevale il contrario del silenzio assenso, l’altresì detto il silenzio dell’ io della tua mail me ne strafrego.

E comunque per intenderci, quando oggi parliamo di contratto, ci riferiamo a un periodo di impegno molto fluttuante che si racchiude tra i tre e i sei mesi, mica di più. Figuriamoci un’assunzione…E quindi per ricapitolare, tu mandi mail in tono gioviale, autorevole, a volte più ‘friendly’ se il tuo contatto ha meno di quarant’anni. In quel caso a volte sembra fin meglio dare del tu; è che se tu invece sei più stagionata/o fai la figura del senile.

Ma facciamo conto che qualcuno ti abbia finalmente filato e che dopo quattro riunioni in una periferia estrema dove arrivi soltanto arrancando su un puzzolente autobus della speranza, finalmente si è pronti a passare alla bozza del contratto. Sì, l’agognato plico di quattro pagine che per te, consulente, sono tutto un obbligo, dalla dichiarazione di essere in possesso delle giuste competenze (no, in effetti guardate, non sono capace a fare una cippa), alla riservatezza, alla non concorrenza, al risultato ( in due mesi, sembra ovvio… ).

Hai bramato una stipula per interi semestri, per poi trovarti magari una proposta di contratto che dura meno della metà dei mesi dell’attesa.

E se sei poi fortunata ( qui la ‘o’ del maschile la tolgo e poi vi spiego perché…)  e ottieni la firma e finalmente lavori, stai certa che poi ti ritrovi di nuovo nel famoso prato e cercare un’altra dannata margherita. Nel solco della solida e integerrima cultura delle pari opportunità nel nostro paese, è probabile che tra un lui e una lei, quel lavoretto precario se lo accaparri lui. Tu sei donna e quindi… E quindi? Beh se sei giovane potresti poi sposarti e avere figli. Se li hai e sono piccoli, sono una rogna; se li hai e sono già grandi sei vecchia tu e non più piacente e di frizzante presenza.

D’altra parte se sei giovane, la tua pecca è che viene richiesta una certa ‘seniority’…E tutt’al più puoi ritenerti fortunat* perché per te c’ è la formula alternanza suola schiavitù . Un po’ a farti il culo a studiare e poi a farti il culo a imparare un lavoro che nessuno ti darà mai. Ma tanto, vivi con i tuoi, giusto?

Ma pensiamo positivo e facciamo conto che il contrattino magari pure a progetto te lo acchiappi e ti sei fatt* un mazzo così, a fare tutto quello che ti è stato richiesto (tutto fuorché quello che è descritto nel progetto). Vorresti dare una buona impressione ed essere confermat*… Passano i giorni, le settimane e il conto piange e il bonifico non arriva.

Inizia il vago sospetto. “ … I risultati non sono stai raggiunti…” Così alla fine, sorge una nuova domanda petalosa: “Mi paga o non mi paga?”

Meglio lavorare ‘a chiamata’ (preferibilmente in modalità chiamata d’emergenza) come se si trattasse di sturare un lavandino, vero Rjustika? Come ci si comporta in questi casi?

Tu ofri lavuoro senza kontrakto? Jo fa come femina frjivuola ke kiede soldi prjima. Poi se tu no kuontento di prestazje, sai perké: problema tuo.