Io copy, altri copiano

altalena

Decalogo della rapina intellettuale

Chi copia si è sempre sentito in diritto di copiare, ci mancherebbe. Perchè no? Io ho fatto una bella torta e ho lavorato per ore. Ho impastato, mescolato, inventato una nuova ricetta, imburrato la teglia, regolato il forno, decorato con le roselline di zucchero. Arrivi te a cose fatte, ti spolveri un po’ il grembiule con la farina che rimane sul tavolo e dici:“ Vi piace, buona eh? L’ho fatta io”, mostrandoti ancora intent* a rassettare.

C comunque

O ognuno

P prende

Y yes – e anzi

R rapina

I  ingegno altrui

G genuino assai

H hic et nunc

T tanto chissenefrega

Funziona più o meno cosi. In quaranta anni di angherie nella mia professione di copywriter, autrice, creatrice di idee e nuovi paradigmi, sono ora fiera di proporvi il mio decalogo per aiutarvi a navigare nel complesso mondo della proprietà intellettuale.

Il primo concetto basilare è che la Gioconda non è della Gioconda, ma di Leonardo da Vinci. Non è nemmeno del Louvre, della Francia, di Napoleone, Di Marine Le Pen, dei visitatori del museo che tentano di fotografarla con lo smartphone (che tanto fanno sempre foto di merda), di chi restaura, pulisce la teca o delle guide che ogni giorno ripetono la stessa solfa in tutte le lingue del mondo. Non appartiene, men che meno, a chi interpreta quel volto enigmatico producendo una incredibile quantità di meme con concetti più o meno divertenti.

Ma addentriamoci nella spiegazione pratica: cosa è questa antipaticissima e così poco democratica proprietà intellettuale? E la famigerata regolamentazione dei diritti di riproduzione? Bah, forse sì: sono e rimangono un comodissimo mistero.

E allora io adesso provo a spiegare in dettaglio come funziona, cosi se ancora si brancola nel buio sarà possibile evitare di fare la solita figura di quelli che… sì avevano capito, ma non proprio tutto e sai, ormai nella giungla di internet, noi comunicatori dell’era 4.0 eccetera, eccetera. Seh…

Oltre alla proprietà intellettuale dell’opera di ingegno e i diritti di riproduzione legati alla stessa, dunque vanno considerati anche:

  • Rovesci di riproduzione. Questo praticamente è quando ti stampi il mio testo e lo impagini capovolto (probabilmente a mia insaputa). O, per essere sportiv* e wimbledonian*, lo passi al tuo collaboratore usando tecniche (sempre rubate) del tennis. Il rovescio (o malrovescio) potrebbe anche connaturarsi come una fastidiosa forma metereologica improvvisa che di solito genera disagi e molta preoccupazione.
  • Tentativi di riproduzione. In questo caso forse dovresti sincerarti di essere proprio decis* a mettere al mondo una creatura. Puoi comunque darti un aiutino con il viagra se sei un maschietto e… Ah, ho sentito dire che se stai qualche giorno senza copulare, gli spermatozoi si ingagliardiscono e gli ovetti li accolgono più festanti. Non so, si può sempre provare…
  • Dubbi di riproduzione. Non copiare che è meglio, Ti ho sgamat* al primo istante. E comunque, alla lunga, se ne esce sempre maluccio…
  • Riproduzione illimitata. Le mie parole, pensieri e concetti, dopo che me li hai pagati il giusto (e in questo caso abbastanza profumatamente), te li puoi mettere anche nella famosa torta.
  • Tutti i diritti riservati. Questo vuol dire che dovevi pensarci e darti una mossa molto prima. Adesso, il film te lo guardi in piedi. E rosichi.
  • All rights reserved. Il concetto medesimo espresso in lingua internazionale, per chi non vuole proprio sentirci.
  • Copyleft. Dopo le elezioni, di questi tempi significa: Resistenza!
  • Coppi right. Fausto for ever! Basta che tu non rimanga la dama in bianco, che mentre ti distrai un attimo, i furbacchioni ti hanno portato via tutte le parole, il foglio stesso e financo le mutande.

 

Se tu arabiat, vole dire ke tu kuopiatore serjal.

 

La foto inserita in questo articolo è presa da Internet. Ho cercato il nome dell’autore con Google Images ma non l’ho trovato. Desidero ringraziarl* per il suo ingegno, l’ironia, la bellissima immagine.