Kuonnessioni iper skuonnesse

Iperconnessioni

Un tempo…

Quando avevi bisogno, bussavi alla vicina. Un po’ di caffè, ‘na ‘stisa’ di sale, la fatidica cipolla. Poi certo, la colomba e la stella di Natale per farsi gli auguri. Oggi, nella mirabolante era iperconnessa, vai per chiedere un pochino di Wi-Fi. Scusa, ho finito Internet, me ne daresti un cicinin? A buon rendere, naturalmente.

Ti sembra di essere un orribile saprofita. Ti agganci tutto dove puoi. Il cane lo passeggi in prossimità di quei bar che sai che hanno il free Wi-Fi  così stai li davanti e fai il tuo refresh di feed e aggiornamenti di messaggi. Ebbene sì, in due giorni ti hanno staccato Internet e la tua adorabile compagnia del telefono ha deciso che cambierà di nuovo il calendario. Mensile, lunare, asteroidale. Ma il motto, per carità, rimane sempre il potentissimo: ‘Tutto il mondo intorno a te!’.

Bene, senza credito del telefono e internet, sostanzialmente il tuo mondo diventa questo: siccome non è che puoi prendere un caffè ogni volta che devi controllare le tue comunicazioni, hai appena scroccato un hotspot a tua figlia che scalpita, è di fretta e bofonchia qualcosa, neanche tanto di buon umore. Ma ci sei riuscita: hai mandato un segnale di fumo via whatsapp.

La tua socia ti sa in difficoltà e grazie a questo SOS concordate di chiamarvi a una certa ora. Intanto, siccome l’hotspot de noantri non supporta la connessione con il tuo computer, e siccome devi mandare via una mail importantissima, a un certo punto decidi che devi uscire, se no diventa poi tardi. Devi assolutamente mandare via quella relazione. Sei già fuori tempo massimo.

Il tuo detestato supermercato di prossimità ha un unico vantaggio: offre internet gratis. Hai già preparato la mail da mandare e attivato l’opzione di collegamento intelligente. Basta solo che venga catturato il segnale e sei a posto. La mail esalerà e si dissolverà nell’etere idilliaco della grande rete.

Siccome sei di corsa e in ritardo, hai pensato bene di risolvere anche il problema cane che aspetta di uscire da ore e ore. Mentre sei lì con il tuo portatile appena socchiuso a modello ostrica per captare il segnale e non dare troppo nell’occhio (in effetti stai tornando in quel grande atrio vociante dai carrelli colmi per la diciottesima volta), la tua deliziosa bestiola inchioda davanti a una puzzina e produce un’immensa popò, proprio davanti all’ingresso del supermercato. Non hai il sacchetto, ovviamente. Intanto la tua socia ti richiama al telefono. Quello fa bip bip e muore nel bel mezzo di una comunicazione importantissima.

La gente ti guarda stranita. Stai armeggiando in borsa per cercare un foglio di carta o un fazzoletto per pulire l’enorme escremento. Trovi solo quell’ F24 che avevi già faticosissimamente compilato per il pagamento in posta. Ok, decidi che lo sacrifichi e anche, lo ammetto, con una certa soddisfazione. La popò si spiaccica malamente, anche oltre i confini cartacei. Provi a raccoglierla con un movimento goffo che tenta di salvare il salvabile, mentre la borsa scrolla e il computer sta per rovinare a terra. Non sai come pulirti. Guardi quel pollice, inorridita. Tiri un accidentaccio.

Il telefono in tasca sussulta con le ultime tacche di carica. Adesso è palese: stai per avere una crisi di nervi.

Il tuo referente per quel nuovo progetto importantissimo, te lo immagini, sarà lì a ticchettare nervosamente con la matita sulla scrivania con gli occhi alzati al cielo. Tra pochi minuti dovrà portare la relazione al suo capo. Inizi a farti dei film terribili. Sempre peggio. E va beh, ti dici. Amen. La cosa peggiore che mi può capitare… In effetti dopo questa, di essere sconnessa, quale potrebbe essere?

Poi ti viene in mente una frase di qualche saggio che hai letto su internet (quando ancora ce l’avevi) che recita una cosa del tipo: rispetta sempre chi hai davanti, non sai quello che sta passando. Io, per esempio, vorrei dire a chi si aspetta le mie migliori performance che sto vivendo una orribile gimkana ipersconnessa.

Ora piuttosto penso ai saprofiti, quelli veri, che intanto esultano, pullulano e dal dito contaminato si fiondano a spasso per il resto del mio povero braccio. Beh, sfido chiunque. Impossibile non sprofondare, in preda a un attacco di prurito isterico.

Una signora mi chiede se l’aiuto ad attraversare la strada. Certo che sì, rispondo, deliziosamente solare e gentile. Lo sa lei di aver trovato la persona giusta, eccerto! Non in questo frangente però. Le dico: “Mi dia solo un attimo Signora, butto via il computer, mando una popò al cliente, e rispondo a una chiamata (seh…dal telefono morto)”. La signora mi guarda perplessa. Devo proprio avere qualche strano deficit. Riprende le sue borse e si incammina lentamente. Da sola. Il cane non smette di annusare per terra. Penso alla tipologia delle sue comunicazioni. Quelle sì, iperconnesse. E lo invidio. Si, lo invidio puzzescamente!

Rjustika, aiuto! Come sopravvivere in questo mondo iper digitale?

 Jo sikura: cjerte volte megljo skomunikat!